Prefazione a cura di: Allen Conrad Kupfer
Traduttrice: Elena Rossi
Editore: Tea, collana “Teadue”
Grafica: Studio Baroni
Anno edizione italiana: 2004 (Nord), 2006 (Tea)
Disponibilità: fuori catalogo
Pagine: 222, formato brossura
ISBN: 9788850212613
Prezzo di listino: 8,00€.
Di datata pubblicazione prima per i tipi della Editrice Nord poi riproposto nella versione con copertina flessibile Tea Due, il lavoro di Allen Conrad Kupfer intitolato “Il diario del professor Abraham Van Helsing”.
Un libro che non si aggiunge semplicemente in maniera seriale a tutte le altre pubblicazioni sui vampiri e sul vampirismo, ma che, a mio avviso, segna un’importante variazione in campo narrativo su questo stereotipato stilema di genere horror. Entra di prepotenza nella narrazione la figura del celebre cacciatore di vampiri Abraham Van Helsing, non per diretta costruzione dialogico-narrativa quanto per testimonianza postuma delle sue avventure attraverso le pagine di un diario scritto di suo pugno, trovato dal professor Allen C. Kupfer, in soffitta, tra le carte del nonno. Da subito passa con assoluta evidenza al lettore l’ipotesi che si tratti veramente del ritrovamento di un documento dall’indiscutibile valore storico, sia perché testimonierebbe l’esistenza di Abraham Van Helsing (oggi sappiamo che Stoker, per creare il personaggio del cacciatore più famoso di tutti i tempi, si basò su Arminius Vambery, persona realmente esistita) sia perché, indirettamente, ammetterebbe l’esistenza dei vampiri. Eventualità, man mano che si procede nella lettura del volume in questione, che prende sempre più consistenza dall’operazione di ricostruzione testuale grazie cospicue integrazioni che lo stesso Kupfer effettua, viste le numerosissime lacune presenti all’interno dei diversi fogli di cui è costituito il diario del nonno (parti mancanti, righi poco leggibili, ecc ecc…).
Esiste inoltre una precisa porzione di spazio temporale, a cui fanno riferimento le pagine del diario di Van Helsing in merito alle vicende narrate. Per la precisione, dal 1885 al 1887. Il lettore si troverà a seguire il professore Abraham Van Helsing dal suo primo incontro con una letale e splendida creatura che lo incanta con occhi fiammeggianti conducendolo quasi alla morte, per poi assistere alla strage compiuta da un lupo infernale sino all’insolita “malattia” della moglie, le cui sintomatologie portano alla chiara conclusione di vampirismo (astenìa, profondo e rantoloso respiro, convulsioni nervose ed epilettiche in prossimità di oggetti sacri) e che condurranno la donna, dopo un abominevole nonché estenuante calvario, alla morte. E ancora un lungo viaggio dall’Inghilterra al Medio Oriente all’Ungheria, per cercare di trovare studiosi, ricerche e antidoti per quella strana malattia che sul finire dell’Ottocento stava in Europa, e non solo, per mietere centinaia e centinaia di vittime. La plausibilità del documento, ritrovato in soffita, tra le carte del nonno da parte di Kupfer, può trovarsi in quelle pagine in cui Abraham Van Helsing espone le sue teorie in merito al rischio di una pandemia di vampirismo in Europa, davanti alle più eminenti autorità accademiche dell’epoca. Incontrando ovviamente solo derisione e accuse di infermità mentale, proprio in un secolo che aveva dato vita a numerose scoperte scientifiche e che, a parte qualche reverie nel campo filosofico e artistico, lasciava cadere nel folklore tutto ciò che non poteva accludersi a una ricerca scientifica e, di conseguenza, industriale. Le vicende narrate dal professore, personaggio che si mostra come uomo sia di scienza sia di fede, quest’ultima indispensabile per fronteggiare esseri sovrannaturali, lasciano spesso senza fiato, per di più tale sensazione viene a essere amplificata dalle integrazioni fatte dall’esimo professore tramite molteplici note disseminate nel testo e a piè di pagina.
Tutta l’opera viene impreziosita da una manciata di interessanti disegni realizzati a china, si suppone, e siglati con le iniziali V. H. (Van Helsing?) ritraenti donne vampiro e gli strumenti del mestiere di un buon ammazzavampiri (paletto di frassino, crocifisso, acqua santa…).
Già tutto questo potrebbe mantenere il lettore su una posizione intermedia: ottimo lavoro di fantasia e perizia scritturale o…?
Qualsiasi dubbio potrebbe lasciare il tempo che trova da quanto si apprende a pagina 18: […] Vi prego, non voglio aver nulla a che fare con membri di sette, con chi crede di essere un vampiro, con i fanatici del genere gotico o con psicotici di qualsiasi genere. Non ho mai avuto intenzione di far pubblicare il diario per informare il pubblico che i vampiri esistono veramente o come libro di testo per riconoscerli e/o affrontarli. Ho semplicemente trovato un diario, vi ho scritto qualche annotazione e ora lo condivido con chiunque voglia leggerlo. Consideratelo puro intrattenimento. O consideratelo un documento sui fatti, se preferite. Ma per favore, vi prego, lasciatemi in pace. Vivo, morto, o altrimenti. Non sono vostro nemico, e neanche una minaccia. Sono soltanto un tizio che ha trovato un vecchio libro interessante. E mi dispiace di averlo trovato.
A chi è rivolta la rassicurazione di non rappresentare un’inemicale minaccia ma, soprattutto, Kupfer sarà tuttora in vita?
Commenti recenti